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Wednesday 31 August 2011

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Ieri sono riuscito in un’impresa che non avrei mai pensato di poter portare a termine, e che molti di quelli a cui l’ho raccontato ritengono tuttora impossibile: mi sono chiuso fuori dalla macchina.

Mentre era in moto.

Friday 26 August 2011

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Quando salta fuori un bug in un tuo programma, magari uno che al quale non lavori da tempo, quello che fai è spolverare il codice, riguardarlo un po’ per farti tornare in mente come funziona, e cercare di identificare la causa del problema.

Nella maggior parte dei casi, soprattutto se il programma in questione viene utilizzato quotidianamente senza grosse difficoltà, la patch che corregge il bug è lunga poche righe, e bastano un’oretta o due per scriverla e testarla. Questa è la parte semplice.

La parte difficile è smettere di lavorare sul programma una volta che il problema è stato risolto. Perché, ogni volta che si guarda del codice a distanza di tempo, ci si rende conto che alcune cose si sarebbero potute fare meglio: certo, anche così funzionano, ma visto che c’è l’occasione… E poi c’è sempre una qualche funzionalità che non si è riusciti ad includere—vuoi per mancanza di tempo, vuoi perché l’idea è venuta solo in un secondo momento—e visto che si sta già lavorando proprio su quel codice…

Conclusione, quella che doveva essere una point release ingloba delle nuove funzionalità, trasformandosi quindi in una normale release; il lavoro che si sarebbe potuto sbrigare in poche ore è arrivato ad occupare una giornata o due.

E va bene così. Innanzitutto perché il tempo speso a migliorare un programma non è mai tempo sprecato; poi perché molte volte mettere in piedi un ambiente di sviluppo richiede quasi più tempo che non trovare e correggere un bug, e lavorare sul codice più a lungo in qualche modo “ammortizza” questo investimento di tempo iniziale.

Ma soprattutto perché la spinta che ti porta a fare tutto questo, anziché limitarsi al minimo indispensabile, non è altro che la passione per la programmazione. Il giorno in cui questa spinta non ci sarà più sarà anche il giorno in cui comincerò a prendere seriamente in considerazione una professione diversa.

Friday 12 August 2011

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Continuo a voltarmi verso l’ingresso, la sera. Sperando di vederla entrare dal cancello, lasciare la bicicletta nella rastrelliera e venire verso di me. Sorridere, e salutarmi appoggiando per un istante le sue labbra sulle mie.

Anche se so benissimo che non è possibile, una parte di me continua stupidamente ad illudersi. Il mio sguardo continua a cadere su quel cancello.

Centoquaranta caratteri al giorno non possono bastarmi. Quando nemmeno quelli ci sono, il cielo diventa un poco più scuro, e mi ritrovo con lo sguardo diretto sempre più spesso verso il punto dove lei non è.

Saturday 06 August 2011

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Ieri ho visto il portatile di mia mamma cadere da un tavolino e finire sul cemento, aperto a 180°, a faccia in giù.

La mia reazione a questo evento traumatico si è articolata in tre fasi:

Rimanendo in tema di backup: ieri non trovavo più Serenity, la mia chiavina Lexar Firefly (il nome è assolutamente non casuale). Dopo il momento di panico iniziale, ho elencato mentalmente il contenuto della chiavina, e mi sono reso conto che l’unica cosa che ci avevo rimesso era l’oggetto fisico, visto che i file, quando non si trattava di roba facilmente reperibile su Internet, erano tutti seconde o terze copie. La chiavina alla fine era nella tasca degli altri pantaloni.

Insomma, date retta a uno che c’è passato: non aspettate il prossimo 31 marzo, fate un backup dei vostri documenti più importanti ora.

Sunday 01 May 2011

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Ieri sul treno sono finito a chiaccherare con due ragazze americane. Ho portato avanti la conversazione, a lungo, senza ripetere ossessivamente meme presi dall’Internet e usando svariati sinonimi della parola “awesome”.

È bello vedere che, nonostante l’esposizione continua e prolungata a tutto ciò che è stupido e sbagliato, ho ancora qualcosa che assomiglia ad un cervello mio.