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Wednesday 15 February 2012
Questo doveva essere un giorno di gioia, quello in cui avremmo festeggiato i nostri cinque anni insieme; invece, è stato soltanto l’ennesimo giorno senza di lei.
Dovrei farci l’abitudine: dovrei, ma non ci riesco.
Monday 13 February 2012
Parliamo di un po’ di cose che ho visto o alle quali ho giocato nell’ultimo periodo. Il primo post di una serie, immagino, perché anche se non ho intenzione di fare recensioni approfondite come quelle dell’amico GODS, mi capita spesso di vedere o giocare a cose, e piano piano il materiale si accumula. Magari può anche essere una buona scusa per scrivere più di frequente.
The Legend of Zelda: Skyward Sword mi è piaciuto parecchio: non è il miglior capitolo della serie, e a mio avviso non meritava tutti i 10/10 che gli hanno assegnato sui vari siti specializzati, ma rimane comunque un gioco bello lungo, piuttosto impegnativo, e con tutti i momenti di genialità che i fan si aspettano da questa serie. Il Motion Plus richiede frequenti calibrazioni, e pretendere dal giocatore una precisione così elevata quando il controller è evidentemente non all’altezza del compito mi sembra una pessima idea, a prescindere dal fatto che i controlli motion–based mi piacciano o meno. L’assistente di turno è la più fastidiosa dai tempi di Navi, e in più parla… molto… lentamente. A livello di grafica è probabilmente quanto di meglio ci si possa aspettare dall’hardware su cui gira, ma la colonna sonora è, contrariamente a quanto la serie ci ha abituati, tutt’altro che memorabile. Insomma, non è perfetto; e nonostante questo, mi sono trovato a giocarci ogni sera, senza eccezione, fino a che non sono rimasto a corto di creature malvagie da sconfiggere.
Samurai Champloo mi è stato presentato da Katia come un anime capace di essere “figo quanto Tengen Toppa Gurren Lagann”, e partendo da una premessa simile non potevo in alcun modo non guardarlo. Giusto per intenderci, stiamo parlando di un anime ambientato nel periodo Edo che conta tra i suoi personaggi un samurai che si presenta alla folla riunita in piazza a tempo di beatbox, quindi i presupposti ci sono tutti… Purtroppo, per qualche motivo Samurai Champloo non mi ha assorbito quanto avrei voluto: saranno stati le trame che in certi momenti prendono delle svolte assolutamente prive di senso; sarà stato il fatto che, nel corso del lunghissimo viaggio intrapreso dai protagonisti, spesso persino loro sembrano dimenticare cosa li ha spinti ad attraversare il Giappone; sarà che alcuni temi e situazioni vengono ripresi così tante volte da sembrare messi lì solo per riempire qualche minuto in più; sarà che i protagonisti (soprattutto per quanto riguarda Fuu, la ragazza che costringe i samurai Jin e Mugen ad accompagnarla nel suo viaggio) non sono molto interessanti quando vengono introdotti, e nel corso della serie non crescono più di tanto. Come lati positivi ci sono disegni ed animazione di ottima qualità, scene di combattimento perfettamente coreografate e violente quanto basta, una colonna sonora hip–hop che si sposa bizzarramente bene con storie di onore, vendette e tradimenti. E ho per caso accennato ai samurai che fanno il beatbox?
Direi che per il momento mi fermo qui. Altri videogiochi e serie (animate e non) a seguire non appena mi torna la voglia, immagino.
Sunday 05 February 2012
Pensi a Rimini, e subito immagini sole, castelli di sabbia e ragazze in bikini; guardi fuori dalla finestra e vedi strade ghiacciate, alberi spolverati di bianco e gente che spala il vialetto di casa. Se decidi di uscire a fare due passi sulla spiaggia, può capitarti di attraversare la linea, ben definita, che separa la neve dalla sabbia.
Un tempo del genere è perfetto per lavorare ai tuoi pacchetti Debian, oppure per restare tutto il giorno pigramente nel letto, abbracciato alla ragazza che ami. Purtroppo la seconda non è un’opzione.
Sunday 29 January 2012
E così la timeline ufficiale di Zelda, fonte di infinite speculazioni da parte degli appassionati e la cui stessa esistenza era finora tutt’altro che certa, è stata rivelata agli occhi di noi miseri mortali tramite l’enorme volume Hyrule Historia.
Della timeline in sé mi importa poco, visto che a Zelda ho sempre giocato per il gameplay e non per la storia (che è piena di buchi e contraddizioni, nonché in definitiva poco interessante); però mi fa piacere avere ufficialmente conferma del fatto che i giochi di Zelda per CD–i non sono mai esistiti.
(Tutto il gameplay che si vede nei video dell’AVGN è ovviamente stato creato ad arte. La timeline alternativa non è stata autorizzata dalla Nintendo, e poi, cereali di Zelda? Chi potrebbe mai credere ad una cosa simile? Infine, la pagina su Wikipedia è stata creata dalla Sony, migliorata dalla Microsoft, e salvata dalla cancellazione in seguito a pressioni da parte della Sega.)
Saturday 14 January 2012
Metto la sveglia presto perché non mi piace l’idea di sprecare la mattinata, e perché so che dormire più di un certo numero di ore è inutile se non addirittura controproducente. Dopo che è suonata, rimango nel letto, a volte anche per un’ora o due.
A tratti mi riaddormento, solo per svegliarmi pochi minuti più tardi; se il gatto è con me sul letto, lo coccolo un poco, e lui ricambia facendo le fusa e leccandomi la punta del naso; la maggior parte del tempo, mentre il mio corpo si gira prima da un lato e poi dall’altro alla ricerca di una posizione comoda, la mia testa sembra volersi vendicare per il fatto che non ricordo mai i miei sogni, e si mette a vagare con una velocità ed una prontezza che credevo le fossero impossibili prima del caffè.
I pensieri che faccio mentre sono raggomitolato sotto le coperte, mattina dopo mattina, sono sempre gli stessi. La mia mente si diverte a ripropormi quelli più dolorosi del repertorio, uno dietro l’altro, in un loop apparentemente infinito. Esiste un modo per sfuggire: uscire dal letto, fare colazione e mettersi a giocare a Super Mario. Leggere articoli stupidi o illuminanti su Internet. Cercare annunci di lavoro, mandare e–mail a potenziali datori. Scrivere del codice. Ascoltare musica. Mettere in ordine.
La mente è molto più facile da tenere a bada quando è occupata, e possono passare ore prima che quei pensieri riaffiorino, richiamati dalla vista di un oggetto o da una catena di ragionamenti un po’ fumosa. A volte passano intere giornate.
Ma non importa. Perché so che la mattina dopo mi troverò di nuovo in quel letto, da solo, con il cervello in iperattività che mi ricorda tutto quello che è andato storto e mi anticipa tutti i modi in cui le cose possono andare molto, molto peggio. Con la consapevolezza che alzarsi è l’unica via di fuga, ma bloccato dal terrore e privo della forza necessaria per farlo.