25 Novembre

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Ho girato un po’ per il paese. Voglio riprendere possesso della mia terra prima di incontrare Luca. Provare ad affrontarla. Vedere se mi è ancora ostile come quando l’ho lasciata, o se mi è miracolosamente diventata amica.

La gente mi guarda storto. Per loro sono "quello venuto dalla città". Non mi riconoscono, è passato troppo tempo, e all’albergo ho dato delle generalità false. In un certo senso è anche piacevole, conoscere e non essere conosciuti: porta a delle situazioni quantomeno divertenti. Come è successo oggi pomeriggio, quando sono andato a portare un mazzo di fiori sulla tomba di mia madre. Quelli che ho sostituito erano tutti appassiti, probabilmente da molto tempo nessuno andava più a trovarla. La gente, le vecchie comari, mi guardavano incuriosite. Probabilmente si chiedevano cosa ci facesse "quello venuto dalla città" al cimitero, sulla tomba di mia madre. Mia madre. Perché non è voluta venire con me? Perché si è ostinata a voler rimanere in questo posto schifoso? Ecco cos’ha ottenuto: una tomba di pietra fredda e dei fiori marci.

Accanto alla tomba di mia madre hanno messo quella di mio padre. Ci ho sputato sopra.

Al bar del paese tutti ammutoliscono quando entro. Avranno capito chi sono realmente? C’è forse qualcuno fra loro che riesce a vedere il ventenne in forze che ha lasciato il paese nell’uomo debole e sciatto che passeggia ora per le vie? Non credo. Per loro sono semplicemente una novità. Lasciate che mi fermi qui altri due giorni e non mi guarderanno nemmeno.

Ho cenato da mia zia. Un pasto decente, il primo da non so quanto tempo. Abbiamo parlato tutta la sera, mai di Luca. Ha solo detto che domani mi porta da lui. Mi chiedo se abiti ancora nella sua vecchia casa: oggi, quando sono passato lì davanti, sembrava deserta.