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Saturday 29 July 2006
Gli occhi gonfi di lacrime. Il viso arrossato dalla tensione. E la mia voce, quasi irreale, mentre grido isterico. «NON TI AVVICINARE, NON TI AVVICINARE PORCA PUTTANA, IO MI CALMO MA TU STAI LONTANO.» A distanza di un giorno, di tutto questo non c’è più traccia. Al punto che mi viene da chiedermi se non sia tutto frutto della mia immaginazione.
Saturday 22 July 2006
Non ha molto senso, in effetti. Diciamo che è uno sfizio che mi sono voluto prendere, anche se non è del tutto vero. Scriptable Death ora è mio, tutto mio, solo mio. E c’è veramente poco, lì, al momento, e non è detto che ci sarà mai più di così. Ma veramente, non avrei potuto sopportare che qualcun altro me lo rubasse.
Thursday 20 July 2006
Sembra che lo si faccia apposta, porca puttana…
Friday 14 July 2006
Momento di sconforto assoluto. Sto male, questa volta sto davvero male. Trattengo a fatica le lacrime, forse mi farebbe bene piangere, ma non voglio dover dare spiegazioni. Che poi se anche spiegassi sarebbe difficile da credere. Da capire. Capire come una delle serate più belle della mia vita sia la causa di tutta questa merda che sento. Come quella singola serata abbia mandato praticamente a puttane tutto il mio bel castello di bugie e convinzioni, costruito faticosamente nel corso degli anni, perfezionato continuamente e fino ad adesso ritenuto inattaccabile, quello su cui bene o male ho costruito gran parte di ciò che sono. La mia felicità di plastica, il mio tesoro più prezioso, bruciata nel giro di poche ore. Il rendersi conto che non ho fatto altro che mentire, mentire agli altri ma soprattutto a me stesso. Mi sono convinto di poter vivere senza l’aiuto di nessuno, senza dipendere da nessuno. Considerando la maggior parte delle volte gli altri esseri umani più come fastidiosi contrattempi che non come parti reali della mia vita. Ho davvero creduto che l’unica cosa che mi servisse realmente per andare avanti fossi io, io e nient’altro. Mi sono chiuso in me stesso, ho mostrato al mondo esterno solo ciò che volevo vedesse, ho costruito un nuovo me che prendesse il mio posto in quell’universo folle ed incomprensibile. Che soffrisse al posto mio, che ridesse al posto mio, che vivesse al posto mio. Mi sono difeso nell’unico modo che conoscevo. E ha funzionato, fin troppo bene. Era così bello, rimanersene in un angolino caldo, mentre la mia creazione veniva presa a sputi in faccia. Stare in un luogo sicuro, dove niente e nessuno poteva toccarmi. Era così bello che forse non me ne sono nemmeno reso conto, quando ho cominciato a spegnermi. Quando quello che stava di fuori ha cominciato a stufarsi di me, e mi ha lentamente soffocato fino a che non ho smesso di esistere. Poi, tolta finalmente di mezzo quella fastidiosa presenza, l’altro ha cominciato a vivere sul serio. Per conto suo, adesso. L’altro era stato creato apposta per quel mondo, in quel mondo si sentiva a suo agio. L’altro era felice, felice come mai io ero stato in grado di essere. Sembrava che non dovesse finire mai, che potesse andare avanti in quella maniera per sempre – in fondo a tutti sarebbe andato bene così. Ma poi quella sera. Quella sera ha messo l’altro di fronte a della gente diversa, speciale. Della gente vera. Una cosa che l’altro, per la sua stessa natura, non poteva concepire. E così mi ha riportato a galla, forse per cercare di capire, forse solo per combattere quella sensazione di vuoto che aveva preso possesso di lui. Ma non è bastato, non ha retto il colpo, il trauma era stato troppo grande per lui. È scomparso nel nulla, come si addice ad una creazione della mente. Così ora sono io, qui, senza più scudi. Senza più barriere a proteggermi, a proteggere la mia fragile anima. Sono io, qui, indifeso e solo come mai lo ero stato prima. Solo e consapevole della mia solitudine, senza più alcun modo per illudermi che sto meglio così. Non sto meglio così. Sto male, cazzo, sto fottutamente male. E sono qui, solo, perso in mezzo al nulla.
Wednesday 12 July 2006
The Legend of Zelda: Ocarina of Time è a ragione considerato uno dei videogiochi più belli della storia. Quando uscì si faceva fatica a credere che una console fosse davvero in grado di creare cose simili. Sono passati otto anni, e il gioco è ancora stupendo da giocare come lo era allora – tant’è che lo sta giocando proprio in questo periodo. La cosa che forse lascia un po’ con l’amaro in bocca è la grafica: in fondo, negli ultimi anni è stato praticamente l’unico fattore sul quale i produttori hanno puntato, lasciandoci spesso e volentieri prodotti strabordanti effetti speciali ma poveri in fatto di gameplay. In effetti, la differenza è abissale, e può seriamente far storcere il naso ai giocatori più esigenti. Non tutto è perduto, comunque. Se l’unica cosa che vi trattiene dall’impugnare la Master Sword e lanciarvi contro Ganondorf è questa, allora non avete più bisogno di trattenervi. Grazie al mod creato da Djipi (potete scaricarlo da questo mirror), l’intero gioco assume un look cartoonesco molto simile a quello di Wind Waker, con textures decisamente più curate e belle da vedere. Che dire. Io mi sono scaricato l’emulatore e sto giocando in posizioni impossibili – non si può mappare un controller con sedici tasti su una tastiera dai – solo per godermi l’ingresso della città di Hyrule in tutto lo splendore del cel-shading. Guardate gli screenshot e poi fateci un pensierino.
Monday 10 July 2006
Premesso che di calcio non me ne è mai fregato un cazzo. Ieri sera mi sono proprio divertito.
Friday 07 July 2006
La cosa che non sopporterei è l’essere oggetto dei giochini di altre persone. Ci penso continuamente, in questo periodo – forse perché il comportamento di certa gente me lo fa sospettare, forse perché sono particolarmente propenso a trovarmi sempre nuove paranoie che mi tengano occupata la mente – e se questa mia paura si concretizzasse non so come potrei reagire al colpo. Sono debole adesso. Sono fragile. Se qualcuno mi pugnalasse alle spalle non sopravviverei. Eppure. Eppure sento il bisogno di tentare. Invece di mettermi al riparo, mi espongo al rischio come mai ho fatto in vita mia. Perché ne sento un bisogno estremo. Credevo di esserci abituato, ma fa male più di quanto sia disposto ad ammettere. Credevo di esserci abituato. Ma la vita è una droga troppo potente.
Tuesday 04 July 2006
Sorsi di vita. E di vino. Il cameriere scandalizzato, continua a chiedere conferma: davvero non vi devo portare acqua? La giusta punizione sono le minacce con coltello da parte di una necrofila che ha appena fatto outing. Facce altrui dipinte in modi impensabili, stupide typo che rischiano di trasformarsi in nuovi credi e ragioni di vita. Le magliette: totalmente storte, una diversa dall’altra, con le scritte che già iniziano a staccarsi – e nonostante tutto da indossare con immenso orgoglio. Stare bene con gente vera, amici di vecchia data e persone appena conosciute. La polka a tutto volume, in nove in una macchina, e poi ballare nel parcheggio fotografando i passanti allibiti. La pinta conclusiva, la corsa disperata contro il tempo per rispettare appuntamenti ai quali si vorrebbe poter mancare. E poi un momento più intimo, a parlare di tutto e niente, dei nostri piccoli enormi problemi. Fino a che non squilla il cellulare, e la minaccia di un secondo ban mi riporta dal resto del gruppo, sulla strada di casa. Ma io non ti avevo già visto da qualche parte? Sorsi di vita. Sento che mi fanno bene.