Blog
Friday 14 July 2006
Momento di sconforto assoluto. Sto male, questa volta sto davvero male. Trattengo a fatica le lacrime, forse mi farebbe bene piangere, ma non voglio dover dare spiegazioni. Che poi se anche spiegassi sarebbe difficile da credere. Da capire. Capire come una delle serate più belle della mia vita sia la causa di tutta questa merda che sento. Come quella singola serata abbia mandato praticamente a puttane tutto il mio bel castello di bugie e convinzioni, costruito faticosamente nel corso degli anni, perfezionato continuamente e fino ad adesso ritenuto inattaccabile, quello su cui bene o male ho costruito gran parte di ciò che sono. La mia felicità di plastica, il mio tesoro più prezioso, bruciata nel giro di poche ore. Il rendersi conto che non ho fatto altro che mentire, mentire agli altri ma soprattutto a me stesso. Mi sono convinto di poter vivere senza l’aiuto di nessuno, senza dipendere da nessuno. Considerando la maggior parte delle volte gli altri esseri umani più come fastidiosi contrattempi che non come parti reali della mia vita. Ho davvero creduto che l’unica cosa che mi servisse realmente per andare avanti fossi io, io e nient’altro. Mi sono chiuso in me stesso, ho mostrato al mondo esterno solo ciò che volevo vedesse, ho costruito un nuovo me che prendesse il mio posto in quell’universo folle ed incomprensibile. Che soffrisse al posto mio, che ridesse al posto mio, che vivesse al posto mio. Mi sono difeso nell’unico modo che conoscevo. E ha funzionato, fin troppo bene. Era così bello, rimanersene in un angolino caldo, mentre la mia creazione veniva presa a sputi in faccia. Stare in un luogo sicuro, dove niente e nessuno poteva toccarmi. Era così bello che forse non me ne sono nemmeno reso conto, quando ho cominciato a spegnermi. Quando quello che stava di fuori ha cominciato a stufarsi di me, e mi ha lentamente soffocato fino a che non ho smesso di esistere. Poi, tolta finalmente di mezzo quella fastidiosa presenza, l’altro ha cominciato a vivere sul serio. Per conto suo, adesso. L’altro era stato creato apposta per quel mondo, in quel mondo si sentiva a suo agio. L’altro era felice, felice come mai io ero stato in grado di essere. Sembrava che non dovesse finire mai, che potesse andare avanti in quella maniera per sempre – in fondo a tutti sarebbe andato bene così. Ma poi quella sera. Quella sera ha messo l’altro di fronte a della gente diversa, speciale. Della gente vera. Una cosa che l’altro, per la sua stessa natura, non poteva concepire. E così mi ha riportato a galla, forse per cercare di capire, forse solo per combattere quella sensazione di vuoto che aveva preso possesso di lui. Ma non è bastato, non ha retto il colpo, il trauma era stato troppo grande per lui. È scomparso nel nulla, come si addice ad una creazione della mente. Così ora sono io, qui, senza più scudi. Senza più barriere a proteggermi, a proteggere la mia fragile anima. Sono io, qui, indifeso e solo come mai lo ero stato prima. Solo e consapevole della mia solitudine, senza più alcun modo per illudermi che sto meglio così. Non sto meglio così. Sto male, cazzo, sto fottutamente male. E sono qui, solo, perso in mezzo al nulla.