28 Novembre

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Ho provato a chiedere in giro, stamattina. Tra gli avventori del bar, come prima cosa: appena sentivano il nome "Luca", inventavano fantomatici impegni che li costringevano ad andare via subito. Solo un uomo, un vecchio, non è fuggito. Mi ha guardato intensamente, e mi ha detto solo: «Stanne alla larga.»

Nel pomeriggio sono tornato da lui. Da solo, questa volta. Quando sono entrato dormiva, steso sul pavimento del salone. La barba e i capelli ormai lunghissimi e sporchi, i vestiti laceri. Sembrava uno di quei barboni che si vedono alla stazione, che chiedono la carità. Aveva la stessa espressione, nel sonno. L’espressione di chi chiede aiuto, e sa già che nessuno lo ascolterà.

Quando si è svegliato gli ero accanto. Si è alzato in piedi di scatto, e subito si è allontanato. Mi guardava con aria di sfida. «Ora siamo soli», ha detto. «Avanti, mostrami qual’è il potere del tuo creatore!»

Voleva lottare, o qualcosa di simile. Non ho idea di come sia una sfida fra dei, so solo che non volevo certo prenderene parte. Ho provato a fare il suo gioco. «Perché dovremmo combattere», gli ho chiesto, «quando potremmo collaborare? Il mio padrone mi manda per proporti la pace e l’alleanza.»

Sembrava indeciso, come se la proposta lo allettasse, ma fosse troppo orgoglioso per accettarla. Ho insistito. «Non c’è motivo per lottare, quando insieme potremmo dare la felicità a tutte le creature.»

Ora il suo sguardo era ancora più confuso.