23 Novembre
No English translation is available for this document. The original document, in Italian, is displayed below.
"Luca è pazzo. Si crede Dio". Così c’è scritto sulla lettera che mi è arrivata ieri mattina, dentro una busta un po’ unta e odorosa di pomodoro. Sopra, con una calligrafia sottile e sinuosa, c’è scritto il mio indirizzo. Il mittente è mia zia. Una zia che avevo quasi dimenticato, dopo diciassette anni di silenzio da entrambe le parti. E che ora mi chiede di tornare nel luogo che mi ha visto nascere, lo stesso che ho maledetto ogni istante della mia vita, prima di andarmene, e che continuo a maledire tutt’oggi con la stessa intensità. Non so cosa fare.
Vorrei poter ignorare questa lettera, poterla bruciare nel caminetto e continuare come se nulla fosse. Ma un vecchio amico ha bisogno di me. Dicono che sia pazzo: non lo so, è tanto tempo che non lo vedo. Ma una volta lo conoscevo bene. Abbiamo passato insieme tutta la nostra infanzia e buona parte dell’adolescenza. Eravamo sempre uniti, seppur totalmente e diametralmente opposti.
Io ero scapestrato, sempre pronto a rotolarmi nel fango o a rubare le mele nel giardino del vicino. Costantemente alla ricerca di un’avventura mai provata, di quell’adrenalina che era come una droga per me. Luca no. Lui era calmo, posato, educato ed ubbidiente: il figlio che ogni genitore desidera. Non faceva storie per mangiare le verdure come tutti i suoi coetanei, andava a letto presto. Era lui che andava in chiesa a fare il chirichetto, mentre io davo la caccia alle lucertole sul muretto della piazza. Era lui che si scusava con i nostri genitori quando esageravamo. Era lui che studiava per tutti e due, mentre io uscivo con le ragazze. Sempre lui a proporre la pace dopo un litigio.
E ora mi dicono che è diventato pazzo. Proprio lui? Non riesco a crederci. Ho controllato più volte, ma quella lettera è veramente indirizzata a me. Non so cosa fare. Non voglio tornare in quell’inferno. Non voglio dover ricominciare a lottare contro le paure che mi sono lasciato alle spalle diciassette anni fa. Ma non posso nemmeno fare finta di nulla. Devo almeno provare ad aiutalo, per tutte le volte in cui lui ha aiutato me.