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Il suo sapore, ancora sulle mie labbra. Ma undici giorni sono tanti, e so che non può restare così a lungo. Stringo i pugni e ricomincio a contare.

Da questo momento è in vigore la regola seguente: le cose si fanno come pare a me, a meno che la specifica non lo proibisca esplicitamente; ma non proprio come pare a me, altrimenti il progetto non lo consegno più.

«Che classe fa mio fratello? Ma questa è una domanda difficile!»

Posso dire senza vergogna di amare gli azzurri. E la cosa divertente è che non ho la più pallida idea di come sia andata a finire la partita di ieri sera.

Con lei lontana, la vita è apatia. Mi sveglio la mattina solo per sentire la sua voce sussurrarmi il buongiorno, vivo ad un ritmo scandito dalle sue telefonate. Tra una chiamata e l’altra, studio controvoglia e aspetto. La pazienza premia, dicono. Lo studio distratto e svogliato probabilmente no. Questa è la vita che non mi piace, quella che di solito vivo a Rovereto. E che quando sono a Rimini, mi sembra ancora più sbagliata.