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Ska-P, Rancid e Madness al Turquoise. Devo essere capitato in un qualche universo parallelo.

«Oggi, ad esempio, per aprire le gambe a quella vecchietta, ho fatto una fatica…». Se non tieni conto del fatto che hai davanti un fisioterapista, impiegato presso una casa di cura per anziani, una frase del genere può fare un certo effetto.

Ho mangiato con rabbia, di fretta. Non avevo fame, e una forchettata dopo l’altra non ho nemmeno sentito i sapori. Ho mangiato soltanto perché, una volta finito, mi sarebbe rimasta una cosa in meno da fare.

La vita è come un elastico: con il passare del tempo si è in media allungata, quindi ha senso che anche le sue varie fasi si allunghino proporzionalmente, per mantenere l’equilibrio. Questa è la teoria dell’elastico, enunciatami da mio cugino, che sottoscrivo pienamente. Tra le altre cose, questa teoria spiega perché non mi sono ancora laureato, perché la trasmissione televisiva che seguo più assiduamente è American Dragon, e perché mi viene da ridere quando sento qualcuno pronunciare la parola "cacca". O almeno, spero lo faccia.

Gli Ska-P sono molto bravi, senza dubbio, e vederli dal vivo è sempre un piacere. Però una cosa va detta: l’idea di suonare una versione ska di When the Saints Go Marching In l’avevo avuta prima io.