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L’incredibile è accaduto. Fai il login su due computer, a distanza di un paio d’ore, e ti salta fuori lo stesso identico fortune. Voglio dire, quante sono le probabilità?

Non lo so. Credevo di dover dire tante cose, e ora che potrei farlo, non riesco a tirare fuori niente. Troppa confusione, nella testa. Troppo vuoto, nel cuore.

Due mesi a lavorare ad un progetto, e il risultato è un misero diciotto. Ovviamente rifiutato. Bella merda.

Bloccato a Verona per un qualche cazzo di sciopero sindacale, mi sono preso una Red Bull all’automatico. Perché mi andava. E mentre la sorseggiavo pigramente, mi sono trovato a pensare a quanto sia triste bere Red Bull senza vodka, a quanto il sapore sembri sbagliato. A quanto anche io sia inutile e triste, senza di lei.

Se lei fosse qui ad abbracciarmi, potrei ignorare tutto il resto. Riuscirei a non pensare al caldo infame che copre Rimini e quasi mi toglie il respiro, alla roba che non ho voglia di studiare, agli esami che non riesco a passare. Al fatto che lei domenica parte e resta due settimane – due lunghissime, infinite settimane – a Dublino, città che credevo di adorare ma che ora odio con tutte le mie forze. Come qualsiasi altra cosa la tenga lontana da me.

Adoro la mia borsa. Ce l’ho da un numero imprecisato di anni, e da quando mi è stata regalata, difficilmente sono uscito di casa senza. Forse per la comunione di mio fratello, ma non ci giurerei. Dentro ci sono sempre il portafoglio, le chiavi di casa e l’iPio, che altrimenti lascerei in giro nei posti più impensabili. Poi il portatile quando mi sposto, e altra roba in base alle necessità del momento. A qualcuno la mia borsa non piace. Ma a parte il fattore estetico, dove la potrei tenere la roba, altrimenti?

Sembra ci debba sempre essere qualcosa che non va come dovrebbe. E in questo caso si trattava di me. Odio profondo per tutto il mondo e tutto ciò che ci sta sopra, esclusa lei, incluso me stesso.

Posso affrontare pressapoco qualsiasi cosa, forse addirittura uscirne a testa alta e con il sorriso sulle labbra. Ma ciò che non conosci fa sempre una paura fottuta.

Un cliente arriva alla cassa e chiede quattro gettoni. Quattro gettoni costano in totale due euro e quaranta; il cliente appoggia due euro e cinquanta, prende i gettoni e si allontana. Il cassiere lo richiama, ché non ha preso il suo resto. Il cliente fa un gesto noncurante con la mano, come per dire: tienli tu. Il cassiere si morde la lingua per non parlare. La frase che aveva in testa era pressapoco questa: «Grazie mille, signore: altre otto persone generose come lei, e mi posso prendere un caffè.»

Ovviamente non sono riuscito a resistere alla tentazione, e ho scaricato la ROM di The Legend of Zelda: Phantom Hourglass qualcosa come tre giorni dopo l’uscita in Giappone. Fortunatamente il fattore "barriera linguistica" mi ha fatto bloccare dopo poche ore di gioco, altrimenti sarei già un pezzo in là senza aver afferrato un solo dettaglio della trama. La data di lancio in Europa non è stata ancora confermata, ma pare dovrebbe essere in Agosto, e in ogni caso prima di Ottobre. Aspetterò con ansia – ma non trattenendo il respiro.

Luglio sarà un mese di cacca sotto numerosi aspetti. C’è una sola cosa ragionevole da fare: respirare a pieni polmoni l’ultima aria buona, poi trattenere il fiato, e sperare che agosto non sia lontano come sembra.