Grazie, Buk
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Sono già dieci
anni che te ne sei
andato,
e in tutti
noi
è morto qualcosa.
Ma io l’ho saputo
solo molto più
tardi.
Ero un marmocchio,
forse nemmeno
sapevo leggere,
e se anche
fosse ti avrebbero
tenuto ben
lontano
dai miei occhi.
Eri lo scandalo,
la vergogna. Ciò
che valevi davvero
non l’avrebbero
mai capito.
Chissà dove sei,
ora. Forse
all’Inferno, o in
un qualche tipo
di Paradiso.
Forse non è poi
molto
diverso da qui.
Magari il vino è
migliore e
più a buon mercato,
le fiche sono
sempre accoglienti
e il tuo cavallo
non perde mai;
il computer non
si mangia
capitoli e
poesie.
O magari è
l’esatto contrario.
Ovunque tu sia,
adesso, so
che te la stai
spassando.
Grazie, Buk.