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Io non ho bisogno di risposte. Non le voglio. Più sai, e più vuoi sapere. Più sai e più stai male. Io non voglio avere problemi. Voglio stare tranquillo, solo quello. Non ho grosse pretese. Io non rompo i coglioni agli altri e loro lasciano in pace me – mi sembra possa funzionare, no? No. Per qualche astruso motivo, gli altri continuano a smerdarti la faccia con i loro cazzo di problemi. Come se non ne avessi già di mio. Non riesco a stare dietro ai miei, di problemi, come puoi pretendere che me ne freghi qualcosa dei tuoi, che abbia tempo da perderci dietro? Il cinismo non è una cura, ma come misura di contenimento fa il suo dovere. Coi vostri prolemi mi ci pulisco il culo. E’ un mantra che devi ripetere continuamente. Di voi non me ne frega un cazzo. Ripetilo ancora e ancora per non caderci di nuovo, ripetilo con rabbia. Vi odio. Io sono fuori dal vostro universo del cazzo. Sono più in alto, o più in basso, non importa. Ma sono fuori. Sto bene qui. Lasciatemi in pace.

Sia ben chiaro, il primo che si azzarda a dire qualcosa lo ammazzo.

Promemoria: finisci quello che hai iniziato. Nella fattispecie, quando apri un tag, chiudilo.

Toh, nevica.

Adesso sono curioso di vedere quanto ci metterà il mio nuovo giocattolo a rompersi. Di quanti referer posso tenere traccia prima che la pagina ci metta cinque minuti a caricare? E prima di riempire lo spazio su disco che mi è concesso? Quanti filtri dovrò ancora creare per nascondere i lunghissimi URL dei motori di ricerca? C’è poi un mistero. Chi è che accede alle mie poesie (intendo alle singole poesie, non all’indice) con una richiesta diretta? Mah. Solo il tempo potrà dare delle risposte. Spero solo che il giocattolino duri un po’. Mi spiacerebbe se si rompesse subito.