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Tuesday 18 May 2010
Ho passato quasi tutto il concerto a cercare di cogliere questa posa.
Ovviamente, l’ha fatta qualcosa come cinque volte mentre cercavo di sfilare la macchina fotografica dalla tasca dei pantaloni, e forse altre due di lì alla fine.
Ma il risultato – per il quale buona parte del merito va all’amico Dacav, che ha gentilmente fornito il template per gli occhiali – è magnifico come solo l’unione di due cose magnifiche può essere, quindi ritengo ne sia valsa la pena.
Per quanto riguarda il concerto, ci sono state ben poche pecche: un’esecuzione de “La ballata delle ossa” un po’ imprecisa e poco ispirata – ma lei dice di non averci fatto caso, quindi potrebbe essere stata la mia immaginazione; un medley in stile reggae music di vecchi pezzi che ha da una parte sorpreso e dall’altra lasciato spiazzati e non totalmente convinti; una seconda esecuzione di “Puoi dirlo a tutti” che si sarebbe potuta benissimo evitare per lasciare spazio ad un altro pezzo qualsiasi; il Tofo che sbaglia le parole delle sue stesse canzoni, ma quest’ultima è praticamente una costante e si perdona facilmente.
(Il cola & rum imbevibile non lo conto perché sono quasi sicuro che non sia colpa loro.)
Note positive: “Voglio”, “Batteri” e “La tempesta”, che in base alla mia (effettivamente limitata) esperienza non vengono suonate di frequente dal vivo; Luca scatenato sulle pelli prima, sul palco poi, sopra la testa del pubblico alla fine; performance in generale molto convincente e trascinante, come ci si aspetta dai Tre Allegri Ragazzi Morti; “La tatuata bella”, perfetto come pezzo di chiusura.
In conclusione, un bel concerto, un degno modo di festeggiare il compleanno del Velvet, e 10€ usati meglio di quelli che ho speso per andare a vedere Avatar. Nonostante la consumazione non fosse compresa.
Monday 03 May 2010
La sensazione è quella di spendere la maggior parte del tempo a sistemare cose che non funzionano a dovere. Appena hai rimesso in sesto qualcosa, salta fuori un altro problema. Le cose utili vengono rimandate all’infinto per fare posto alle necessità del momento. È come imbarcare acqua, e cercare di salvarsi ributtandola in mare – un cucchiaino da tè alla volta.