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Per la prima volta nella vita, la Wikipedia non è stata in grado di salvarmi il culo.

Nel momento della verità, il transport MSN mi lascia a piedi. Succede troppo spesso, da un po’ di tempo a questa parte.

Yes, Sir. I’m glad to inform you that the Etch is now up and running. We didn’t encounter any major problem during the operation, Sir. All went more or less the way we expected it to go. Except maybe for a couple of nice surprises. No, Sir. Of course I’m not smiling, Sir.

Quattro conversazioni in contemporanea. Nello stesso schermo. Se non è multitasking questo…

Il solo motivo per il quale riesco a stare ancora tranquillo e sereno, è che ancora non me ne sono reso davvero conto. Non riesco a collegare questa cosa alla realtà.

Quando, esattamente, sono diventato così geek? Quando ho cominciato ridere per cose come questa, questa o questa? Quando ho cominciato a pensare che il mondo sarebbe migliore se si potessero fare delle ricerche nei libri usando le espressioni regolari? Una volta ero umano, credo…
(Aspettando il volumi di MegaTokyo)

Devo ammettere che l’esame non me l’aspettavo così pesante. Non che fosse esageratamente difficile, ma era brigoso, e soprattutto mooolto lungo. Mi ha davvero distrutto. Speriamo almeno di aver preso un voto medio–alto, giusto per poter dire che ne è valsa la pena.

Ecco fatto. Ho dato una bella pulita al blog, cancellando circa 15 MB di spam vario. Tanto per rendere l’idea, tutti i post e i commenti di questo blog pesano in tutto meno di 3 MB. E l’intero sito (come è sul mio PC, cioè inclusivo di materiale in sviluppo e mai rilasciato) arriva appena a 10 MB. Inoltre ne ho approfittato per disabilitare i commenti e i trackbacks per tutti i post tranne l’ultimo: questo sia per evitare che si riempia di nuovo di spam, sia perché non ha senso fare un commento in un post vecchio, dato che probabilmente non me ne accorgerei mai. Ho poi abilitato il filtro sui tag HTML, così quelle finestrelle rompiballe in JavaScript si evitano alla radice.

Serata divano. In compagnia del libro di funzionale, di una lattina di Guinnes che stazionava nel frigo da forse un po’ troppo tempo, e dei nuovi episodi di “Una Mamma per Amica”. Ineccepibile, direi.

Tutto funziona alla perfezione. Ma non sono sicuro dovrebbe.

Scegli noi. Scegli di viaggiare su carrozze vecchie di vent’anni. Scegli di entrare a spintoni in un treno già stracolmo di gente, e poi farti l’intero viaggio in piedi, costretto in uno spazio che basta a malapena per appoggiare le suole delle scarpe. Scegli il caldo soffocante, i finestrini bloccati, i neonati che gridano senza motivo. Scegli di aggiungere dieci minuti al tuo ritardo per ogni stazione in cui il treno fa sosta. Scegli di dover tenere bloccate le porte per evitare che nuovi passeggeri ti calpestino. Scegli di arrivare a destinazione con un’ora di ritardo, e di baciare terra quando finalmente riesci a scendere: Bologna non è mai stata così bella. Scegli noi. Scegli il trasporto pubblico.