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Per evitare il compito di fisica, domani, potrei tentare diverse strade. Potrei mettermi a gridare strane frasi, convincendo tutti che sono posseduto dallo spirito di Plank. Potrei anche lamentarmi del fatto che le dimensioni del foglio e quella della penna non sono comparabili, e quindi è inevitabile che io commetta errori nel tentativo di risolvere l’esercizio. Potrei scrivere che il risultato è soggetto al principio di indeterminazione, o che se cerco di capire con esattezza il testo mi risulta impossibile determinare il risultato, perché sono due aspetti complementari dello stesso esercizio. Oppure potrei portare a scuola una scatola, aprirla e mostrare a tutti il gatto morto che c’è dentro. Ma probabilmente userò la solita tecnica: accasciarmi al suolo e fingermi morto.

Mi sembra assurdo che uno debba fare mezz’ora di fila alla posta per pagare un bollettino. Manco me li dovessero dare loro, i soldi.

Dal mio fortune di oggi, un metodo per ricordarsi le prime quindici cifre deli pigreco: la frase in inglese How I want a drink alcoholic of course after the heavy lectures involving quantum mechanics. Contate il numero di lettere di ogni parola per ottenere la cifra corrispondente. Anche se, ascoltando certe lezioni, viene il dubbio che in genere i fisici bevano prima.

Promemoria: ricordarsi di andare a prendere i fratelli.

3/4 in italiano. Bel voto di merda.

L’esperienza mi insegna che nemmeno questa sarà l’ultima volta. Spero solo che per un po’ di tempo non sia più necessario metterci le mani. È un lavoro noioso, ma sono felice di doverlo fare, perché significa che c’è una crescita, un evolversi, un continuo cambiare – in meglio.

È sempre bello vedere che il tuo lavoro è apprezzato. Tipo quando ti arrivano mail da inglesi entusiasti che usano Poster. Se si avesse questo genere di soddisfazioni anche a scuola, forse la mia media sarebbe più alta, ma certa gente preferisce insultarti ad ogni minimo errore. E poi per forza ti cascano le palle.

Forse sto passando troppo tempo davanti al PC, ultimamente. Ma a mettermi dietro non vedo niente.

Si scopre così che Internet Explorer non è semplicemente pieno di bug. Meglio. Internet Explorer implementa in maniera assolutamente errata alcune parti molto importanti dell’HTML. Mentre il W3C stabilisce che il padding e il bordo vanno considerati esternamente alla larghezza stabilita per l’elemento in questione, Internet Explorer li calcola all’interno. E non basta. Per qualche astruso motivo, i programmatori della Microsoft hanno deciso che se io metto un elemento all’interno di un altro e gli assegno una larghezza percentuale, quella percentuale deve essere calcolata rispetto alla larghezza totale della pagina e non, come sarebbe logico e come fanno tutti gli altri browser, rispetto alla larghezza dell’elemento esterno. È il genere di cose che può far sclerare un povero programmatore per un pomeriggio intero. La soluzione c’è e si chiama Firefox. Per tutti quelli che continuano ad usare Internet Explorer, mi spiace, ma non sono disposto a scendere a compromessi con un browser fatto con i piedi. Forse non dovreste nemmeno voi.

Funziona! E tutto ’sto casino solo perché avevo scritto lenght invece che length…

Mi mancheranno ore come questa. Mi mancheranno alcune di queste persone. Ogni cambiamento implica la perdita di qualcosa che ami, è sempre stato così. Mi mancheranno molto.

Un pomeriggio intero a bestemmiare contro le richieste HTTP. Senza risultato.

A vedere la documentazione ufficiale, sembra che implementare il trackback sia piuttosto semplice. Meglio così. Il problema sarà testarlo, semmai. Se questo discorso della tesina su Poster andrà in porto, devo fare in modo di finire il tutto entro l’esame.

Le tre poesie per il concorso sono pronte. L’idea è stata pressapoco seguita. Mi piacerebbe vedere la faccia degli esaminatori, che magari apriranno la mia busta aspettandosi un sonetto infarcito di rime cuore/amore… Non è il mio caso. Non so nemmeno perché ci partecipo, a questo concorso del cazzo. Per come la vedo io, l’unica cosa che fa davvero rima con cuore è dolore.